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Said ‘Akl

È nato il 4 Luglio del 1912 a Zhleh, nella Beqaa, da una famiglia cristiano-maronita. È considerato uno dei più grandi poeti e scrittori libanesi contemporanei. Ha studiato teologia, letteratura, storia dell’Islam ed è presto diventato insegnante universitario.
La sua ideologia è caratterizzata da una grande ammirazione per la storia del Libano ai tempi dei Fenici, che si tradurrà in una vera e propria ostilità nei confronti della lingua, della cultura e della civiltà araba. Egli affermerà: “Amputerei la mia mano destra solo per non essere Arabo”. Infatti, nonostante fosse considerato uno dei più grandi poeti libanesi contemporanei, egli abbandona il classico per esprimersi esclusivamente nella “lingua libanese”, quindi in dialetto, per il quale ha elaborato un alfabeto in caratteri latini composto da 36 lettere. È con questa lingua che ha tradotto Shakespeare e scritto diverse opere, tra cui Yara
(1961) e le poesie Khumasiyyat (Cinquine, 1978). Ma Said ‘Akl è anche autore di poemi epici, tra cui al-Majdaliyyah (La Maddalena, 1937), di sceneggiature per il teatro – famoso il dramma Qadmus (Cadmo, 1944) – e di poesie, come Rindala (1950); Ajmal minki…La! (Più bella di te…No!, 1960); Kitab al-ward (Il libro della rosa, 1972), alcune delle quali interpretate dal grande cantante Fayrūz.
Considerato il caposcuola della corrente simbolista, ‘Akl divenne il maître à penser di un’intera generazione di scrittori, ma anche di uomini politici, proprio per le sue idee legate alla “libanesità”. È il caso di Etienne Sakr, fondatore del partito libanese di estrema destra I Guardiani dei Cedri.

 

Opere in italiano:

Yaara, inno alla donna
Traduzione di E. Kallas e A. Montanari, Libreria Editrice Cafoscarina, Venezia 1997, pp. 105.
Titolo originale: Yara (1961).

Yaara è una raccolta di poesie libanesi; la prima, nella storia delle letterature neo-arabe, che prese forma, nel 1961, in un alfabeto latino. Tale opera ha sollevato per più di trent’anni un enorme polverone sui giornali di tutti i paesi arabi, data la notorietà del poeta Said ‘Akl e la provocazione del suo alfabeto “profano”. Yaara è un inno alla donna, di rara dolcezza; è un’esaltazione della donna come creatura unica, dea, regina, demiurgo, promessa perenne di felicità.

[nomi riportati senza trascrizione scientifica]

 

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