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Rashid Daif

È nato nel 1945 a Ehden, città settentrionale di Zgharta nel Nord del Libano, da una famiglia cristiano-maronita. Nonostante le condizioni modeste in cui è cresciuto – erano otto fratelli in tutto – ha frequentato la scuola e si è poi iscritto alla Lebanese University di Beirut, dove ha studiato Letteratura Araba. Ha conseguito due dottorati a Parigi e, dal 1974, insegna Letteratura Araba alla Lebanese University.
Poeta, romanziere, umorista e linguista, Rashid Daif è uno degli autori più produttivi della letteratura araba contemporanea. I suoi primi lavori sono incentrati sulla poesia: nel 1979 pubblicò la sua prima raccolta Hina hall al-sayf ‘ala ’l-sayf (Dar al-Farabi, Beirut), tradotta in francese da J. E. Bencheikh (L’été au tranchant de l’épée, Le Sycomore, Paris) e nel 1980 La shay’ yafuqu ’l-wasf (Manshurat Lubnan al-jadid, Beirut). Durante gli ultimi anni della guerra civile libanese, cominciò a scrivere romanzi considerando questo genere l’unico mezzo per descrivere “that delirious reality (…). No doubt [writing] it was an essential drive. The war is no joke. It was a huge thing, an overwhelming thing” [1]. Negli anni Ottanta i suoi romanzi cominciarono ad apparire uno dopo l’altro, facendo emergere i traumi dell’esperienza della guerra. Tra questi Fusha mustahdafa bayna ’l-nu‘as wa ’l-nawm (Dar mukhtarat, Beirut, 1986), tradotto in inglese (Passage to Dusk, University of Texas Press, 2001) e in francese (Passage au crepuscule, Actes Sud, Paris, 2011), e Taqaniyat al-bu’s (Dar mukhtarat, Beirut, 1989). Ma è nel 1995 che Rashid Daif si afferma nella scena letteraria internazionale con il romanzo ‘Azizi al-sayyid Kawabata (Dar mukhtarat, Beirut) tradotto in otto lingue, tra cui italiano. Da questo momento in poi tutte le opere di Daif saranno tradotte in almeno un’altra lingua europea suscitando l’interesse di migliaia di lettori.

 

Opere in italiano:

Mio caro Kawabata
Traduzione e introduzione di I. Camera d’Afflitto, Roma, Edizioni Lavoro, 1998, pp. 140.
Titolo originale:‘Azizi al-sayyid Kawabata (1995).

Con una lettera rivolta allo scrittore giapponese Yasurani Kawabata, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1968 e morto suicida nel 1972, l’autore e protagonista di questo romanzo riesce a narrare le tragedie che hanno lacerato il suo paese, il Libano, come il conflitto tra maroniti e musulmani o tra palestinesi e nazionalisti libanese. La lettera è anche un pretesto per rievocare la sua vita passata: dall’infanzia alla giovinezza, dai rapporti con il padre al suo attivismo politico. Questo romanzo è sicuramente una delle opere più autobiografiche di Daif, in cui emerge il suo spiccato senso dell’ironia di fronte ai drammi della vita. I sentimenti e le idee contenuti in quest’opera si strutturano abilmente con il suo stile raffinato e complesso.

E chi se  frega di Meryl Streep!  
A cura di I. Camera d’Afflitto. Traduzione di P. d’Amico, Roma, Jouvence, 2002, pp. 145.
Titolo originale: Tistifil Miril Strib (2001).

In questo romanzo Rashid Daif ha osato sollevare diversi tabù ancora presenti nella società arabo-mediterranea, come quello sulla sessualità e sul machismo dilagante. Rashud è un novello sposo che non riesce a preservare il suo nuovo ruolo sociale e familiare. Ricattato sessualmente dalla bellissima moglie, che farebbe di tutto pur di non giacere accanto a lui, e dalla suocera, onnipresente nel romanzo e nella vita della coppia, il protagonista cerca di mantenere il proprio stato di uomo, investito da tentazioni e sensi di colpa di ogni genere. Il talento ironico dell’autore racconta realtà improbabili e grottesche destinate a tramontare. 

[nomi riportati senza trascrizione scientifica]

Note:

1 Rashid Daif, nell’intervista di Youssef Rakha, Rashid al-Daif: writing to Yasurani, in Al-Ahram Weekly, 24 - 30 November 2005, Issue No. 770.

 

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