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Joumana Haddad

Nata a Beirut il 6 dicembre 1970, ha conseguito due lauree e un dottorato sul Marchese De Sade e sulla traduzione poetica. Poetessa e scrittrice, giornalista e traduttrice poliglotta, Joumana Haddad è nota soprattutto per le sue poesie, che affrontano spesso temi tabù come il rapporto con il corpo, con l’altro sesso, il desiderio e l’erotismo.
È fondatrice e capo redattore della rivista trimestrale "Jasad" (Corpo), una rivista specializzata nella letteratura, nelle scienze e nelle arti del corpo, pubblicata a partire da Dicembre 2008 e che ha riscontrato un enorme successo, perfino nei quartieri più conservatori e in Arabia Saudita, “il paese con il più alto numeri di abbonati, a cui Jasad arriva in busta tramite corriere internazionale che copre l'immagine di copertina”.[1] Joumana Haddad è inoltre responsabile della sezione culturale del quotidiano "al-Nahar" e fiduciario dell’"International Prize for Arabic Fiction", di cui è stata amministratrice per tre anni. È membro del Comitato del libro e della lettura presso il Ministero della Cultura Libanese. Ha scritto diverse raccolte di poesie, per cui ha vinto prestigiosi premi internazionali, tra i quali ricordiamo i più recenti: il "Blue Metropolis Al Majidi Ibn Dhaher Arab Literary Prize", a febbraio 2010, che, come il poeta franco-marocchino Tahar Ben Jalloun, la definisce “a unique voice in the Arabic literary word ” ; e il Premio Rodolfo Gentili a Porto Recanati ad Agosto 2010. Ha scritto numerose raccolte di poesie, sia in arabo che in altre lingue europee. Citiamo Da‘wah ila ‘asha’ sirriyy (Dar al-nahar li ’l-nashr, Beirut, 1998), pubblicato in inglese nel 2008 con il titolo Invitation to a Secret Feast (Tupelo Press), in cui vengono elogiate con eleganza e passione la sensualità e la femminilità della donna; ‘Awdah Lilit pubblicato in arabo nel 2004 (Beirut), ma anche in francese, italiano, spagnolo, tedesco e svedese. Infine, ricordiamo I killed Scheherazade. Confessions of an angry arab woman (Saqi Books, 2010), che ha avuto un grande successo in Europa.

 

Opere in italiano:

Adrenalina
Traduzione di O. Capezio, Spinea, Edizioni del Leone, 2009, pp. 104.

Adrenalina è la prima traduzione in italiano delle numerose poesie della Haddad scritte in arabo dal 1998 al 2008. Un’opera antologica in cui la poesia del corpo e il corpo della poesia si confondono in una dimensione suggestiva, erotica e femminile. Una poesia diretta, ma mai volgare, in cui il desidero, l’attesa, la fantasia sessuale rompono i limiti e i divieti che opprimono ancora oggi la donna.

Il ritorno di Lilith
Traduzione di O. Capezio, Roma, Edizioni Asino D’Oro, 2009, pp. 109.
Titolo originale: ‘Awdah Lilit (2004).

Lilith, personaggio leggendario della più antica mitologia, è la prima donna che si annoiò in paradiso e che sfidò Dio e l’uomo. Cacciata dal paradiso, Lilith risorge più forte e crudele che mai, annunciando il nuovo regno di quello che una volta era vietato. È la mano indomabile, invisibile e invincibile che è in tutti noi. È questa figura emblematica e un po’ temibile che fa emergere lo spirito ribelle e liberatore dei versi di Joumana Haddad. “Sono la vergine Lilith, il volto invisibile della libertà, la madre amorevole e la donna-uomo. (...) E quando si evoca tra le donne il mio nome, esso è maledetto”.

Ho ucciso Shahrazad: confessioni di una donna araba arrabbiata
Traduzione di O Capezio, Milano, oscar Mondadori, 2011, pp. 143.
Titolo originale: I killed Scheherazade. Confessions of an angry arab woman (2010).

Jouman Haddad si racconta in questo libro, descrivendosi prima di tutto “una donna araba arrabbiata”. Testimonianze personali, poesie, riflessioni, la Haddad ripercorre la sua vita: da quando scriveva poesie a dodici anni; dalle sue prime letture del Marchese de Sade (che poi scelse come oggetto di studio per il suo dottorato); alla sua adolescenza in una città, Beirut, dilaniata dalla guerra civile. Racconta di una giovane donna che scrive poesie libertine e fonda una rivista erotica in lingua araba. In questo libro, Joumana Haddad uccide gli stereotipi e i tabù della cultura libanese, uccide Shahrazad, che “non incarna altro che il ‘complotto stesso’ contro le donne” [2].

[nomi riportati senza trascrizione scientifica]

Note:

1Joumana Haddad, nell’intervista con Martino Pillitteri, Joumana Haddad: quando la femminilità araba non è femminista, in Il Sole 24 ore, 30 giugno 2009.

2Joumana Haddad, in un’intervista a Graziana Coco: Joumana Haddad, la ribelle libanese che ha ucciso Sheherazade, Il mediterraneo.it, 27 ottobre 2010.


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