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Edwar al-Kharrat

Nato ad Alessandria, copto, è uno degli intellettuali arabi più prestigiosi. Romanziere, poeta e fine critico letterario, traduttore e autore radiofonico, ha anche scritto racconti brevi. Appartenente alla cosiddetta corrente narrativa “sperimentale”, sorta alla fine degli anni ’50, ha contribuito alla fondazione della rivista “Gallery 68”, attorno alla quale hanno gravitato gli scrittori della “Generazione degli anni ‘60”, e “Lotus”, organo della Unione degli Scrittori Afro-Asiatici, di cui è stato per alcuni anni segretario generale. Gli sono stati attribuiti numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, fin dal 1973, tra cui il premio Sultan Aways (1995), il premio “Nagib Mahfuz” (1999), il premio di Stato Egiziano per la Letteratura (2000) e il più recente premio per il Romanzo Arabo, concesso dal Consiglio Superiore Egiziano per la Cultura nel 2008. Tra le sue opere, l’acclamata e avanguardistica raccolta di novelle che segnò il suo debutto, Muri alti (Hìtàn ‘àliya, 1958), e l’altrettanto acclamato romanzo Ràma wa ’l-tinnìn (Rama e il drago, 1979).

 

Opere in italiano:

Alessandria città di zafferano
Traduzione e Postfazione di L. Capezzone, Roma, Jouvence, 1994, pp. 160.
Titolo originale: Turàbuhà za‘faràn, nusùs iskandariyya (lett.: Terra di zafferano, testi alessandrini, 1986).

È un’opera che presenta molti elementi autobiografici. Al centro del lavoro è il piccolo Mìkhà’ìl, di cui si segue pian piano la formazione intima e intellettuale insieme: dallo sguardo sul mondo degli adulti e la scoperta di sé, all’ingresso nella vita politica e la militanza nei gruppi nazionalistici in lotta contro l’occupazione britannica. Il lavoro è stato scelto da Doris Lessing quale Libro dell’Anno 1990. 

I sassi di Bubillo
Traduzione e Introduzione di L. Capezzone, Roma, Ed. Lavoro, 1999, pp. 143.
Titolo originale: Higiàràt Bùbìllù (1992).

Bubillo è una collina che sorge nella località in cui il giovanissimo protagonista trascorre le proprie estati. In realtà, vero eroe di questo libro di memorie è l’acqua, il mare, che riesce a dare consistenza a una narrazione di eventi evanescenti. Come nella maggior parte delle opere dello scrittore, qui gli antichi miti delle varie civiltà che si sono susseguite sul suolo egiziano sono rievocati con abile maestria, anche linguistica.
  
Le ragazze di Alessandria
Traduzione e Postfazione di L. Capezzone, Roma, Jouvence, 1993, pp. 170.
Titolo originale: Yà banàt Iskandariyya (lett.: O ragazze di Alessandria, 1990).

L’autore ripercorre, nello stile surrealista e simbolista che gli è proprio, il periodo dal secondo dopoguerra agli anni ’60 nella città di Alessandria. La vita di una miriade di giovani donne s’intreccia con quella del protagonista, il quale ci parla a ruota libera di sé, delle letture amate, della Storia.    
 

Racconti apparsi in antologie:

Il ponte della storia (trad. di W. Dahmash), in Lingue di mare lingue di terra 1 (a cura di C. Ferrini), Messina, Mesogea, 1999, pp. 165-172.


Lettere che non arriveranno mai, in L’altro Mediterraneo. Antologia di scrittori arabi del Novecento, (a cura di V. Colombo), Milano, Mondadori, 2004, pp. 155-169.


Orme di uccelli nella sabbia (trad. di I. Camera d’Afflitto), in Narratori arabi del Novecento (a cura di I. Camera d’Afflitto), 2 voll., Milano, Bompiani, 1994, pp. 283-295.

 

 

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